Ago-2018
Ganesh il signore dei nuovi inizi
ganesh il signore dei nuovi inizi
Ganesh, mi sembra naturale cominciare da qui. Sperando porti un po’ di fortuna.
Nell’antichità l’elefante era considerato il re degli animali. I raja ovvero i reali, lo usavano come cavalcatura per simboleggiare lo splendore regale. Nei periodi di guerra veniva invece utilizzato come cavalleria pesante.
Nel simbolismo del primo chakra troviamo l’elefante di colore nero con sette proboscidi, cavalcatura del dio Indra. Nei templi l’elefante costituisce la fascia di base dell’architettura in modo che sorregga la costruzione. Nella mitologia indiana troviamo otto elefanti disposti come la rosa dei venti che sostengono l’universo.
ganesh o ganapati
Ganesh il cui nome in sanscrito significa “signore delle moltitudini”, viene anche chiamato Ganapati “il conduttore delle schiere celesti” oppure Vinayaka cioè “colui che rimuove”. E’ la divinità indiana raffigurata con il corpo umano e la testa di elefante. E’ figlio della dea Parvati e del dio Shiva.
Ganesh è una divinità molto popolare e adorata in India. Viene considerato la personificazione del successo nella vita, del buon vivere, del sapere e della memoria. Protettore dei villaggi, dei viandanti, degli studenti. E’ colui che distrugge tutti gli ostacoli materiali o spirituali che possiamo incontrare sul nostro cammino e pertanto ci si rivolge a lui con una offerta o una invocazione quando si decide di intraprendere una nuova attività (un viaggio, un esame, un colloquio di lavoro, un affare ecc). Si dice che porti pace e fortuna. La sua immagine si trova spesso all’entrata delle case o dei santuari.
LA SUA IMMAGINE – alcuni cenni
Il dio Ganesh è rappresentato “cicciotto” perchè gli piacciono molto i dolci. La sua grande pancia simboleggia la capacità di assimilare tutte le esperienze con sereno distacco. Ha quattro braccia, la proboscide arrotolata e una sola zanna. Ganesh muove le sue grandi orecchie avanti e indietro come un ventaglio perché così seleziona le parole che gli uomini gli rivolgono, in modo che possano rimanere solo quelle reali. Sulla fronte ha raffigurato il tridente simbolo del dio Shiva. La sua proboscide è arrotolata perché grazie ad essa riesce ad aggirare gli ostacoli.
IL SUO VEICOLO
Ogni divinità ha un suo veicolo (in sanscrito vahana) e quello di Ganesh è un topolino. Entrambi rappresentano il potere di superare ogni ostacolo che trovano sul loro cammino. L’elefante corre travolgendo tutti gli ostacoli che gli si pongono davanti, calpestando i cespugli, abbattendo gli alberi, attraversando i fiumi. Il topolino può aprirsi la strada rosicchiando. Ganesh è considerato simbolo di luce mentre il topolino è considerato simbolo dell’oscurità.
piccoli cenni di mitologia
Un mito descritto nel Brahmanda-Purana racconta che la zanna mancante sia stata tagliata in un combattimento con Rama-con-la-scure.
In un altro mito che riguarda la sua zanna mancante, Ganesh viene descritto come lo scrivano a cui viene dettato il Mahabharata, il più grande poema epico indiano: “…il saggio Vyasa aveva bisogno di qualcuno che trascrivesse il grande poema mano a mano che egli lo recitava. Ganesh accettò l’incarico alla condizione che la dettatura non conoscesse pause. Vyasa accettò a patto che Ganesh recepisse e comprendesse il significato di ogni singola parola prima di affidarla alla scrittura. Il saggio dettò a velocità incredibile, ma il dio gli tenne testa trascrivendo con grande zelo. Ad un certo punto gli si ruppe lo stilo e così spezzò una delle sue zanne e la usò per continuare a scrivere…”. Tramite questo mito impariamo come Ganesh si sia privato di una parte della sua bellezza e del suo ego per rendere un servizio a tutta l’umanità.
All’interno dello Shiva-Purana troviamo il racconto della nascita di Ganesh come figlio della sola dea Parvati: “…Parvati, sposa del dio Shiva, un giorno fu disturbata mentre faceva il bagno. Indispettita perché nessuno sorvegliava la porta, con il proprio sudore formò un essere che chiamò Ganapati e utilizzò come sorvegliante. Quando questo impedì a Shiva di entrare in casa, il dio, non riconoscendolo come figlio, gli lanciò contro i propri attendenti e, nella colluttazione, venne mozzata la testa di Ganapati. Vedendo il dolore della moglie, Shiva allora tagliò la testa al primo essere vivente che incontrò e l’attaccò sul corpo. Il caso volle che fosse la testa di un elefante…”.
INVOCAZIONE A GANESH
Nel Rig-Veda 2.23.1 troviamo scritto: “Ti invochiamo capo di tutte le schiere, Signore di tutta l’esistenza, Signore dei più saggi, il più saggio, incomparabile per nome e per fama, il più anziano dei principi, principio di tutte le lodi. Sedendo assieme a noi ascoltaci”.
yoga ratna
Nello yoga ratna sperimentiamo la postura di Ganesh che prende il nome di GANESHASANA oppure GANAPATIASANA. E’ una postura di equilibrio. Con un mantenimento prolungato irrobustiamo la schiena e le gambe. Alleniamo il nostro equilibrio. Rafforziamo la capacità di concentrazione e la memoria.
Prestiamo attenzione alla nostra schiena e se ne abbiamo bisogno flettiamo un poco la gamba di appoggio. Se mantenuta per un tempo prolungato durante il periodo mestruale potrebbe diminuire il flusso. Durante la menopausa il mantenimento prolungato potrebbe aumentare la sensazione di calore.
Possiamo variare la posizione delle braccia: proviamo con le braccia conserte dietro la schiena (se riusciamo tenendoci i gomiti), con le mani giunte nel gesto di saluto dietro la schiena tra le scapole, con le mani alla nuca e i gomiti aperti in fuori, con un braccio dietro appoggiato nella parte bassa della schiena e l’altro davanti al viso con la mano appoggiata sulla sommità della testa.
bibliografia
Questi brevi cenni riguardanti Ganesh e lo yoga ratna derivano da questi libri: Miti e dei dell’India di A. Danielou; Dizionario dell’induismo di M. e J. Stutley; Yoga-ratna il gioiello dello yoga di Gabriella Cella; I segreti dello yoga di Gabriella Cella.