29
Dic-2020

che cosa e’ l’ayurveda

L’Ayurveda è la medicina più antica ed ufficiale in India. In sanscrito, ayus significa vita; veda significa conoscenza; l’ayurveda è la scienza della vita. Nei Veda, i libri più antichi indiani (XX secolo a.C.), origina la scienza ayurvedica. Nel Samkhya, che influenza lo yoga e l’ayurveda, troviamo la generazione del mondo ed il principio di ogni cosa, in un concetto dualistico: la Prakrti (il principio fisici-materiale, “insenziente”) e il Purusa (l’energia cosmica spirituale, il “senziente”. La Coscienza, per l’uomo). Dalla loro unione deriva l’origine dell’intero universo e dell’uomo. La Prakrti, nella sua evolutiva creazione, è pervasa tra tre qualità, in sanscrito guna: sattva, rajas e tamas.

tre guna

I tre guna oppure tre qualità sono così riassumibili:

  • SATTVA: è l’intelligenza, la conoscenza, l’armonia, la gioia, la felicità, la calma. Sviluppa le nostre doti. Stimola la conoscenza interiore e dell’anima. E’ lo stato mentale più elevato e puro. E’ creatrice dei cinque sensi conoscitivi (jnanendriya) cioè udito, tatto, vista, gusto e olgatto.
  • RAJAS: è l’energia che crea e trasforma. Quando è predominante, genera disgregazione, conflitto, turbolenze. Determina lo sviluppo degli organi di azione (karmendriya) cioè parola, piedi, mani, organi della riproduzione e di escrezione.
  • TAMAS: è l’indifferenza, l’apatia, l’ignoranza, l’inerzia. Da tamas si originano i cinque elementi sottili (tanmatra) cioè suono, forma, tatto, sapore e odore. Con una condensazione successiva si creano i cinque elementi grossolani (mahabhuta) ovvero terra, acqua, fuoco, aria e etere.

I tre guna interagiscono continuamente e si sostengono a vicenda e, nella medicina ayurvedica e nello yoga, si identificano nel nostro corpo come dosha: Vata, Pitta, Kapha.

i tre dosha

vata dosha

Nell’ayurveda Vata dosha è composto dagli elementi aria e etere. E’ responsabile di tutto ciò che è movimento nel corpo, anche i pensieri. Questo dosha risiede nell’intestino tenue e crasso. Quando è in squilibrio si accumula anche nelle cosce, anche, ossa, orecchie, trachea, collo, cervello e pelle. L’energia è fredda, instabile, dura, secca.

LA PERSONA VATA

La persona che ha una predominanza di Vata dosha ama il ballo, l’allegria, la creatività, adora viaggiare, è sempre in movimento, ha bisogno di stimoli continui, odia la routine e la noia. E’ una persona che ha bisogno di essere rassicurata, di sentirsi dire che è amata. E’ fisicamente snella, alta o bassa. Ha un metabolismo veloce. La sua pelle ha pori piccoli, è secca, ruvida (quando è in disequilibrio può avere psoriasi, eczema secco…), una pelle che si desquama nonostante l’idratazione. E’ soggetta alla carie. Non ama il freddo secco.

La persona che ha una predominanza di Vata dosha ha tante idee, è un’artista, ma non è in grado di avere capacità organizzativa. Inizia una cosa e difficilmente la porta a termine. La sua memoria è irregolare.  Mangia velocemente ed in modo disordinato, senza orari fissi. Guadagna velocemente ed altrettanto velocemente spende. Il suo sonno è irregolare. La mente non si ferma mai, neanche mentre dorme ed il sonno pertanto non è ristoratore. Sogna in modo ricorrente di volare, correre, saltare, alberi alti. Ha un carattere deciso. E’ disordinata e superficiale. La persona Vata ha un buon impulso sessuale.

vata: aria e etere

La cosa peggiore per una persona Vata sono gli psicofarmaci perché spegnerla o bloccarla equivale ad ucciderla. La sua natura è gioia, movimento, allegria, dinamismo. A livello estetico vedremo una pelle spenta che ha bisogno di essere ossigenata. Il corpo asciutto con perdita di tono. Ha bisogno di trattamenti che scaldano. Ha le occhiaie. La pancia si gonfia con i gas intestinali. La sua energia e l’umore risulteranno variabili.

Gli organi dove la persona Vata somatizza sono: i reni. Quando è in equilibrio si manifesta con una energia vitale buona ed entusiasmo. Quando è in disequilibrio diventa ansiosa, paurosa, da temeraria si trasforma in una persona insicura, si preoccupa, si blocca nell’emozione della paura e diventa incerta in quello che deve fare, come se le mancasse la terra sotto i piedi. Il dolore è un sintomo di Vata dosha in squilibrio, ma anche l’ipertensione, la flatulenza, l’iperattività, la rigidità articolare, le feci dure, le urine scure. Somatizza anche nell’energia vitale: si sente stanca, ma è una stanchezza mentale perché la sua mente lavora incessantemente, anche di notte.

CONSIGLI

La persona Vata è un po’ come un salice piangente: va come il vento, si lascia accadere le emozioni quando è in equilibrio, ma quando è in disequilibrio si fa sradicare dalle emozioni perchè nella vita non è un soggetto che ha puntato sulle sue sicurezze, ma si affida agli altri.

I piccoli consigli per la persona Vata sono: rallentare, non mettersi troppi impegni. Costanza e regolarità. Mangiare agli stessi orari ed in modo regolare. Evitare alimenti che aumentano l’irregolarità. Mangiar cibi calorici ed idratanti. Masticare lentamente mentre si è seduti a tavola. Andare a letto entro le 23,00 perché se va a letto dopo, si “riattiva” e farà fatica ad addormentarsi o le fasi di sonno non saranno più appaganti perché si perde la fase del sonno rem che fa rilassare la testa.

Quando VATA è in squilibrio, chiedergli: cosa ti piacerebbe fare? Perché non ti iscrivi ad un corso? Perché non fai questa cosa che ti piace? Deve ritrovare l’energia vitale che gli appartiene e l’entusiasmo. Una volta che avrà ritrovato gioia, vitalità, dinamismo mentale, la sintomatologia andrà a diminuire.

pitta dosha

Nell’ayurveda Pitta dosha è composto dagli elementi acqua e fuoco. E’ il fuoco che trasforma ogni cosa. E’ l’energia della trasformazione, dei metabolismi. Risiede nel fegato, milza, cistifellea, stomaco, duodeno e pancreas.

LA PERSONA PITTA

La persona con predominanza di Pitta dosha ha ossatura media, corpo armonioso e formoso. La pelle è di struttura media, sensibile, delicata, facile agli arrossamenti e reattiva. La pelle è delicata e rosea con nei e lentiggini. E’ una persona visiva, ricorda per visualizzazione (ad es. per schemi e riassunti). Ama il bello. Infonde energia, calma e regolarità, intensità. E’ una persona calorosa, passionale. Fa le cose con grande impegno. E’ un leader. Per stare bene ha bisogno di regolarità (alzarsi alla stessa ora, necessità di un tot di ore di sonno, mangiare a orari regolari). Non ama i cambiamenti.

pitta: acqua e fuoco

Controllato ed organizzato mentalmente, riesce a passare a azioni concrete: quando inizia un progetto, lo porta a termine. Ha una elevata capacità di elaborazione, uno spiccato senso della giustizia e ampie vedute. Si mette in discussione più di qualsiasi altro dosha. Si fa sensi di colpa e si fa del male. Ama curarsi e crescere. Tende a perdere i capelli e ad avere un ingrigimento precoce. E’ il dosha più predisposto alla cellulite. Mangia e aumenta di peso per rabbia. Scaricando sul fegato, inibisce il metabolismo dei grassi, quindi perderà peso con più difficoltà. Si “racconta” le cose per farle andare bene.

Gli organi dove la persona Pitta somatizza sono: il fegato, la vescica biliare e il cuore. In squilibrio si accumula nell’intestino tenue, fegato, milza, stomaco, occhi, cuore e cervello. Quando è in disequilibrio tende ad eccessi di intensità emozionale (eccessi d’ira, rabbia, rancore, vendetta, gelosia) e ad essere ipercritico. Da leader diventa dittatore e se le cose non sono giuste si arrabbia moltissimo. La regolarità si trasforma in rigidità.

consigli

I piccoli consigli per la persona Pitta sono: invitarlo ad essere più flessibile, ad uscire dagli schemi di rigidità mentale, a lasciarsi andare, a essere meno metodico, organizzato, preciso, a tornare alla sua capacità di leader e a guidare gli altri senza voler per forza avere ragione o essere rigidi. Accettare la soggettività delle altre persone.

kapha dosha

Nell’ayurveda Kapha dosha è composto dagli elementi acqua e terra. E’ il dosha più concreto e stabile. Corrisponde all’energia della coesione. E’ fondamentale per la costituzione dei fluidi corporei: la flemma, il liquido cerebro spinale e sinoviale, i muchi. Risiede nei seni paranasali, narici, gola, bronchi, polmoni.

LA PERSONA KAPHA

La persona con predominanza di Kapha dosha ha un senso del gusto sviluppato. Adora mangiare e il contatto fisico. Ha bisogno di presenza fisica, di vicinanza, di essere abbracciato, preso per mano. E’ una persona calma, tranquilla, lenta, ferma. Difficilmente emerge all’interno di una compagnia. Ha una struttura ossea importante con peso di muscoli e ossa importante. La sua pelle è corposa, molto tonica, difficile da pizzicare. Non sopporta il freddo umido. La persona con predominanza di Kapha dosha deve evitare i cibi molto calorici, sia salati che dolci. Dovrebbe utilizzare molto le spezie, il piccante, qualcosa che lo risveglia e lo riattiva. Ha bisogno di energia e movimento. Bisogna consigliarle di uscire dalla sua staticità.

Quando è in equilibrio è un lago, in disequilibrio è invece uno stagno di acqua ferma. Non ama prendere decisioni, non ama i cambiamenti, molto riflessiva, prima di muoversi ha bisogno di sicurezza e di stabilità, ma fa le cose bene. E’ una persona abitudinaria e statica. Fedele ed emotivamente stabile. Brava manualmente. Sarà in grado di realizzare le idee di Vata, sotto l’organizzazione di Pitta, e le realizzerà con estrema precisione e lentezza. Ha un altissimo senso del dovere. E’ portata ad ascoltare gli altri, c’è sempre per gli altri e per questo viene data per scontata.

kapha: acqua e terra

Gli organi dove la persona Kapha somatizza sono: milza, pancreas e stomaco. Ha problemi di sistema linfatico. In squilibrio questo dosha interesserà l’apparato respiratorio. Si potrà manifestare anche pigrizia, apatia, stanchezza e pesantezza. Il suo metabolismo è lento. Quando la persona Kapha è in squilibrio basta una mela per farla ingrassare. Quando aumenta, aumenta uniformemente ed armonicamente in tutto il corpo.

La sua digestione è lenta. Il sonno è profondo e ristoratore. La persona kapha è lenta in tutto: nel muoversi, nel parlare, nel risveglio. E’ propensa verso gli altri, sacrificando sé stessa, perdendo la propria identità. Kapha dosha tende alla depressione. Si lascia andare e usa il cibo come valvola di sfogo o per aumentare la sua superficie per farsi notare. Può andare in una tristezza talmente profonda che la porterà al completo annullamento, boicottandosi continuamente fino a rovinarsi la vita. La tristezza verrà somatizzata nei polmoni.

Kapha è l’opposto di Vata. Nello squilibrio l’uno regola l’altro. Quando Vata va troppo nel movimento, causa uno squilibrio nel subdosha di Kapha in Vata ed avremo il busto magro e le gambe molto pesanti a radicarlo alla terra. Oppure può succedere che un soggetto Kapha molto grosso diventi un giullare, uno che ride sempre, un compagnone, uno che è tanto in movimento, ma in realtà sono tentativi del corpo di utilizzare questa equalizzazione per mantenersi nella normalità.

Le sue possibili alterazioni in eccesso: difficoltà ad eliminare le tossine e il muco; il sebo può essere prodotto in eccesso con la pelle che risulta essere con acne o cisti. Si arrabbia con sé stesso perché non riesce a dire o fare le cose, perché si rende conto di non riuscire a reagire velocemente. Si autocolpevolizza e si mette troppo in discussione.  Fatica a metabolizzare le emozioni e le trattiene nel corpo come trattiene il cibo e liquidi.

consigli

I nostri piccoli consigli per la persona Kapha sono: uscire dalla sua confort zone, cercare di essere più dinamico, essere meno riflessivo provando a fare qualche scelta più di impulso (ad esempio il ristorante dove andare a cena), per uscire dalla lentezza mentale ed emozionale. Lo si deve invitare a smetterla di autocolpevolizzarsi. Stimoliamo il suo forte senso di altruismo: quando Kapha usa il cibo come valvola di sfogo o si boicotta facendo cose che non sono per la sua salute, bisogna dirgli “proprio perché tu sei così importante ed hai tante cose da fare per gli altri, è importante che ti curi”. Questa sarà la chiave emozionale che smuoverà Kapha.

In ambito evolutivo Vata è l’idea, Pitta è l’organizzazione, Kapha è l’attuazione.

altri piccoli consigli

L’ayurveda e lo yoga sono un connubio imprescindibile per il mantenimento della buona salute. La nostra pratica personale di yoga può ulteriormente arricchirsi se prestiamo attenzione al nostro dosha personale predominante e alle asana che possono aiutarci a trovare un maggiore equilibrio psico-fisico. Potremmo così costruirci una efficace sequenza personale da praticare con costanza.

biografia – bibliografia

Questi brevi cenni dedicati all’ayurveda sono stati scritti da Monica Grosso da molti anni allieva del maestro Amadio Bianchi; allieva della maestra Gabriella Cella con cui si è diplomata alla scuola quadriennale insegnanti yoga ratna. Vive e lavora vicino Torino dove ha il suo studio “L’armonia del benessere”. Per scrivere questo piccola spiegazione dell’ayurveda si è basata sugli studi fatti con il maestro Amadio Bianchi e sui seminari tenuti dalla azienda “Lakshmi”.

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