09
Gen-2020

GARUDA AQUILA

GARUDA L’AQUILA

IL SUO NOME

Garuda in sanscrito è l’aquila ed è considerato il “re degli uccelli”. E’ il primo degli animali divinizzati. La parola garuda deriva dal sanscrito, dalla radice verbale gri che significa parola, perciò può essere inteso come “colui che è parola alata“, forse alludendo alle parole ermetiche dei Veda (i più antichi testi sacri indù), “i termini magici sulle cui ali l’uomo può essere trasportato da un mondo all’altro (da quello terrestre a quello divino) con una forza uguale a quella del lampo e una velocità simile a quella della luce”.

Un altro dei nomi attribuito a Garuda è Vinayaka che in sanscrito significa “colui che rimuove gli ostacoli”, che condivide con Ganesha il dio con la testa di elefante e indica il potere di rimuovere o distruggere gli ostacoli, con forse particolare riferimento a quegli ostacoli che si frappongono alla conquista della conoscenza.

Garuda prende anche i nomi di Nagantaka e Sarparati come “uccisore o sbranatore dei serpenti“. Nella tradizione popolare, Garuda è colui che neutralizza il veleno dei serpenti e delle frecce perché dotato di poteri magici contro gli effetti del veleno. Nel senso di guaritore dal veleno dei serpenti lo si associa allo smeraldo, tradizionalmente considerato un antidoto al veleno. A Puri in Orissa, le persone morse da un serpente venivano portate nel padiglione principale del grande tempio, dove gli si faceva abbracciare una colonna dedicata a Garuda, per invocare protezione.

LA SUA IMMAGINE – ALCUNI CENNI

Garuda, chiamato il “verbo alato”, è considerato invincibile. “Questo uccello dalle ali superbe è il coraggio trasformato in uccello” troviamo scritto nel Shatapatha Brahmana.

Garuda è il capostipite della stirpe dei volatili. E’ descritto come un mitico e maestoso uccello dalle ali possenti, con il muso bianco, il becco e gli artigli di uccello rapace (per lo più avvoltoio o aquila), le piume rosse,  il corpo di uomo con i riflessi dorati, immensamente grande, forte e aggressivo.

Nella Parameshvara Samhita è descritto così “ha la testa di un’aquila, il becco rosso e le ali impennate, un ampio ventre e due braccia simili a quelle di un uomo“.

Nei manuali per gli artisti, Garuda viene descritto con il naso a becco di pappagallo, le zanne e le ali, con il corpo di cinque colori: oro dai piedi alle ginocchia, bianco neve il petto, marrone il collo, bianca la linea dei capelli, blu il becco e la faccia. Porta una corona ornata da serpenti e altri rettili gli si attorcigliano intorno alle membra come gioielli e cintura, e si divincolano stretti nella morsa dei suoi artigli.

PICCOLI CENNI DI MITOLOGIA E SIMBOLOGIA

Garuda

Garuda

Garuda simboleggia la forza, la libertà, l’equilibrio, la capacità di rimuovere gli ostacoli e la concentrazione.

E’ la cavalcatura del dio Vishnu, il dio protettore dell’universo e preservatore della vita.

Nei Veda è scritto che Garuda porta il nettare dalla terra agli dei.

Dalla madre Garuda ereditò la paura dei serpenti, ma più tardi con l’aiuto del dio Indra divenne il loro maestro. Solitamente gli uccelli sono rappresentati in contrapposizione ai serpenti. Costituiscono una coppia archetipa di antagonisti simbolici: i “signori” del cielo e della terra. Nella mitologia greca troviamo l’aquila come uccello sacro a Zeus (il Padre Cielo), simbolo della sua potenza, della sua intelligenza e della sua maestà, mentre i serpenti accompagnano la sua consorte Era (la Madre Terra).

Il doppio simbolo dell’aquila e del serpente possiede una vitalità che dura nei secoli. In occidente compare nella letteratura moderna, dove Nietzsche li definisce i due animali compagni del “saggio solitario”.

Eppure il dio Vishnu, che cavalca l’aquila Garuda, quando riposa sulle acque cosmiche è disteso sul serpente Ananta, il re dei cobra: l’uccello e il rettile sono entrambi aspetti del dio, ci ricordano ancora una volta come cielo e terra, alto e basso, dentro e fuori, sono dualità che appartengono alla dimensione umana.

Anche il dio del sole egizio veniva raffigurato con l’aspetto di un’aquila, mentre il dio del sole maya, secondo la tradizione, veniva trasportato nel cielo da un gigantesco condor. Nella mitologia germanica ai confini settentrionali del cielo troviamo il gigante Hraesvelg, con l’aspetto di aquila che agitando le sue grandi ali, crea le tempeste.

Il Bhagavata Purana narra: “…un giorno il saggio Narada incitò il vento a spezzare la sommità della montagna polare. Vayu il dio del vento scatenò un terribile uragano che durò un anno, ma Garuda protesse la montagna con le sue ali aperte. Gli sforzi del dio del vento furono vani. Narada gli suggerì di attaccare la montagna mentre l’uccello era assente. Così fece. Allora la sommità della montagna si staccò e cadde nel mare, dove diventò l’isola di Sri-Lanka…”

ASANA NELLO YOGA RATNA

Garudasana

Garudasana

Garudasana variante

Garudasana variante

L’asana di Garuda viene chiamata postura dell’aquila oppure postura del re degli uccelli.

E’ una postura di equilibrio che, per alcune persone, ha bisogno di più tempo per sperimentarla e poterla mantenere. All’inizio quando non si riesce ad arrivare ad un completo “arrotolamento” delle gambe e delle braccia, possiamo sperimentare delle posture parziali che ci aiutino a prendere confidenza.

Grazie al mantenimento di Garudasana rafforziamo le caviglie e le gambe, elasticizziamo le nostre giunture, togliamo rigidezza alle spalle, aumentiamo l’equilibrio, aumentiamo la forza fisica e mentale. La posizione intrecciata delle braccia ci aiuta a sciogliere l’articolazione delle spalle e in più ci fa sperimentare la respirazione nella zona dorsale della schiena.

La postura, a seconda dell’elemento predominante che intendiamo attivare, può essere mantenuta con il busto disteso al centro oppure con il busto in flessione in avanti, in chiusura sulle gambe. In questo secondo caso nel mantenimento andiamo a tonificare maggiormente gli organi interni di addome e bacino. Prestiamo attenzione noi donne nel mantenere questa postura durante i primi giorni del ciclo mestruale. Non affatichiamoci se la sentiamo troppo forte, non forziamo il mantenimento (soprattutto nella variante con il busto flesso in avanti) se abbiamo un flusso molto abbondante.

Nelle nostre lezioni di yoga ratna pratichiamo Garudasana, se sei interessato a provare una lezione contattaci.

BIBLIOGRAFIA

Questi brevi cenni riguardanti l’aquila Garuda derivano da questi libri: Yoga e l’armonia delle sequenze di Gabriella Cella; Yoga ratna di Gabriella Cella; Teoria e pratica dello yoga di B.K.S. Iyengar; Miti e dei dell’India di A. Danielou; Miti e simboli dell’India di H. Zimmer; Dizionario dell’induismo di M. e J. Stutley; Enciclopedia dello yoga di S. Piano; Sulle ali del coraggio articolo di M. Albanese per sezione saggezza di Yoga Journal; Asana III le posture di equilibrio e capovolte collana yani per il Corriere della sera.

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